Chi Siamo

Ci occupiamo principalmente di Ju Jitsu, visto a 360°, dato che al nostro interno convivono e si sviluppano varie “Anime”, tutte interessanti, stimolanti e degne di Rispetto. Da Noi troverete i programmi tecnici della World Ju Jitsu Federation, il Metodo Bianchi proposto dall’Unione Italiana Jiu Jitsu (UGJ), il Ju Jitsu tradizionale, il Ju Jitsu moderno, il tutto abilmente e sapientemente arricchito da elementi tecnico-tattici di Pugilato, Judo, Krav Maga, JKD, per arrivare ad un vero e proprio “Sistema di Tattiche Difensive”.
Sì, tutto è organizzato e sistematizzato per rendere lo studio più razionale. Ogni fase è propedeutica a quella successiva.E’ così per i programmi tecnici di esame di graduazione.
E’ così per la metodologia di allenamento.
E’ così per la metodologia di insegnamento.
Al centro del processo educativo e formativo non ci sarà più IL MAESTRO, quale unica divinità, unico depositario di tutte le Verità, ma bensì ci sarà L’ALLIEVO inteso come Persona Unica, Irripetibile,
Inimitabile. Il Maestro avrà lo scopo di proporre “situazioni/problema” adeguate alle possibilità dei propri Allievi e idonee a stimolare in loro il desiderio di apprendere una nuova affascinante disciplina che, tra l’altro, gli servirà anche per acquisire sicurezza e fiducia in sé e ad insegnargli a difendere se stessi, le proprie cose, le persone a loro care, senza l’uso di una violenza inutile e sempre nei limiti imposti dalle vigenti normative.
Il sito è ancora in fase di costruzione, e spero proprio che rimanga un sito in fase di costruzione permanente. Man mano verrà inserito nuovo materiale e verranno rese visibili nuove pagine. Alcune sezioni sono dedicate all’aggiornamento didattico, in cui verranno trattati argomenti tecnici e scientifici (e per questo ci avvaleremo di illustri professionalità sia interne che esterne alla nostra Federazione); ampio spazio verrà dato all’attività Regionale delle varie Società affiliate, per dare la giusta visibilità a tutti; così come un capitolo importante sarà riservato alle varie tipologie di competizioni proposte per incanalare energie ed aggressività in eccesso in un sano agonismo che permetta a tutti di confrontarsi nella massima sicurezza e nel pieno rispetto delle regole, e di gestire le proprie ansie e le proprie paure, per monitorare costantemente il grado di abilità raggiunta nella pratica del Ju Jitsu; altro capitolo sarà dedicato al nostro calendario federale, che conterrà appuntamenti agonistici e/o di formazione e aggiornamento tecnico, con occhio attento anche alle attività serie promosse da altre Federazioni, Enti, Associazioni, con le quali abbiano già stipulato un protocollo di intesa per permettere una libera circolazione degli iscritti ad un settore, a tutte le attività, senza costringere gli Atleti a doppi, tripli, quadrupli tesseramenti, per fare magari una o due gare l’anno, uno o due Stage a stagione.
Tutto qui? Beh, avremmo potuto stupirVi con effetti speciali e con qualche bel video professionale che ci ritrae mentre sventiamo un dirottamento aereo e/o liberiamo degli ostaggi in un treno ad alta velocità o ancora mentre proiettiamo un carroarmato afferrandolo per il cannone o perché no, mentre costringiamo a battere (in segno di submission) un sommergibile nucleare stritolato dalla nostra irresistibile e personalissima versione di mata leon. Ma di Rambi e Rambetti ne girano fin troppi anche dal vivo, figuriamoci poi cosa non si trova navigando un po’ in rete. Nomi di stili ad alto effetto, che riempiono la bocca solo a pronunciarli, scuole che ogni anno cambiano nome, carriere velocissime costruite dal nulla e basate sul niente, Maestri e Gran Maestri con un palmares che solo per leggerlo ci occuperebbe una settimana di ferie, ma che non si sa dove hanno studiato, con chi, per quanto tempo, prima di diventare “i più alti grado al mondo” della loro personalissima pseudofederazione: “il clan dei senza vergona”, che organizza memorabili Stage con zero partecipanti reali e nessun Docente, che diventano prontamente mezzo migliaio di iscritti virtuali diretti dallo 007 di turno seguito dalla fantasmagorica “nazionale” di non si sa ché, o gare ultramegagalattiche dove però, nonostante gli sforzi dei presenti, risulta quasi impossibile trovare il secondo classificato. Invece abbiamo preferito presentare un sito snello, lineare, moderno, e soprattutto onesto, ideato e realizzato da Persone serie ed affidabili, che serve a manifestare e rendere visibile l’attività di tanti Maestri che quotidianamente, da qualche decennio, condividono una passione comune per le Arti Marziali ed in particolare per il Ju Jitsu. Perché anche in Italia ce ne sono tanti di Maestri bravi e motivati, di dirigenti sportivi onesti che portano avanti con sacrificio e con sano entusiasmo le loro Scuole e le loro organizzazioni, permettendo a tantissime Persone, giovani e meno giovani, di avvicinarsi e di scoprire l’affascinante mondo delle Arti Marziali. Questo sito Vi permetterà di conoscere in tempo reale (o quasi, considerati i “miei tempi”) le varie attività che si svolgeranno da qui in avanti e che Vi vedranno protagonisti insieme ai Vostri Maestri. Perché questa volta, “la Federazione siamo tutti Noi”. E come Noi, ormai si sa, ci siamo solo Noi.
Livio Cesare Proia

Storia del Ju Jitsu

Il termine: Ju-Jitsu è tradotto letteralmente come "Tecnica della cedevolezza o della flessibilità" o più comunemente "Dolce Arte". Il suo nome deriva da due ideogrammi. Ju (o "Jiu" secondo una traslitterazione più antica) che ha in sé il principio di "flessibile", "cedevole", "morbido" intesi come capacità di adattamento all'avversario e alle circostanze. L'ideogramma Jitsu (o "Jutsu") ha valore di "scienza", "arte", "tecnica" o "pratica" riferendosi allo studio delle tecniche di combattimento.
Tecniche di combattimento a mani nude elaborate in Giappone dai Bushi dell’epoca Kamakura (1185-1333), per consentire ai Samurai di difendersi efficacemente anche di fronte a un avversario che possedesse ancora le sue armi.
Quest’arte si sviluppò dalle antiche tecniche del Kumi-uchi (Yawara), descritte nel Konjaku-Monogatari, opera buddista che risale al XIII secolo.
Nel corso dei secoli, diverse scuole di Ju-jutsu (Wa-jitsu, Yawara, Kogusoku, Kempo, Hakuda, Shubaku eccetera), tutte appartenenti alla “Via dell’arco e del cavallo” (Kyuba-no-michi) si svilupparono e migliorarono le tecniche originali, aggiungendovi nuovi movimenti e contromosse adottate dall’arte cinese di combattimento (Shaolin-si) e alcune tecniche particolari utilizzate dagli arbitri di Okinawa (Okinawa-te).
Quest’arte, così rielaborata, fu reimportata in Cina verso il 1638 da Chen Yuanbin (1587-1671), poeta e diplomatico cinese residente in Giappone.
Tuttavia il Ju-jitsu si sviluppò come arte marziale solo durante l’epoca Edo, in cui il paese visse un periodo di relativa tranquillità.
Numerose scuole di combattimento, create da dei Ronin (Samurai senza padrone), diffusero rapidamente le tecniche di Ju-jitsu in tutto il Giappone.
Esse però vennero modificate solo durante l’epoca Meiji (1868-1912), cioè nel periodo in cui i Samurai persero il diritto di portare la Katana e in cui le faide tra clan rivali vennero interdette.
Il principio uniformatore del Ju-jitsu era di poter vincere l’avversario con ogni mezzo, utilizzando la minor energia possibile; ciò richiedeva dunque agli adepti della “dolce arte” di specializzarsi in diverse discipline.
Il Praticante di Ju-jitsu doveva quindi:
– Saper valutare la forza dell’avversario, per utilizzarla contro di lui, prima che il suo attacco risultasse efficace;
– Se possibile, evitare gli attacchi;
– Nel corso del combattimento, squilibrare l’avversario;
– Saper attaccare conoscendo i punti deboli;
– Saperlo proiettare facendo uso del principio della leva;
– Sapere immobilizzare al suolo l’avversario torcendogli le membra, lussandogliele, oppure strangolandolo;
– Saper colpire i suoi punti vitali in modo da fargli perdere conoscenza, e ferirlo seriamente oppure ucciderlo.
In pratica, l’arte del Ju-jitsu “guerriero” si prefiggeva, quale scopo principale, quello di annientare l’avversario mettendolo nell’incapacità di eseguire un nuovo attacco.
A tal proposito veniva quindi utilizzato ogni genere di tecniche pericolose e sovente mortali.
Inizialmente praticato dai Samurai, poi dai Ninja, il Ju-jitsu, diffondendosi rapidamente anche tra le classi più umili, divenne un metodo di combattimento utilizzato soprattutto dai briganti, e da ciò derivandone una cattiva reputazione immeritata.
Questa fu una delle ragioni per cui Kano Jigoro utilizzò le tecniche “dolci” del Ju-jitsu per creare un nuovo sport, che chiamò Judo, per differenziarlo dal mortale Ju-jitsu. Fino al 1922, anno in cui fù fondato ufficialmente il Kodokan, solo il Ju-jitsu era riconosciuto ed insegnato nei numerosi Ryu o scuole sia in Giappone sia all’estero.
Il Ju-jitsu è una pratica sportiva antichissima in cui disciplina, rigore, esercizio fisico, sono gli elementi fondamentali.
Oggigiorno quindi, chi segue corsi di Ju-jitsu acquisisce la disciplina ed il rigore, tipici delle arti marziali, e soprattutto impara tecniche di difesa personale, grazie alle quali un’aggressione, improvvisa o meditata, non è più una situazione difficile da affrontare.
Poichè il Ju-jitsu richiede destrezza e non forza o violenza, esso è praticabile da tutti, senza distinzione di età, sesso o costituzione fisica.
Non a caso le donne che lo praticano sono in aumento.

La Leggenda
Esisteva un tempo, molti secoli fa, un medico di nome Shirobei Akiyama. Egli, dopo aver studiato le tecniche di combattimento del suo tempo, decise di intraprendere vari viaggi in Cina per studiare la medicina tradizionale e i metodi di rianimazione, senza successo. Contrariato, per cento giorni si ritirò in meditazione nel tempio di Daifazu a pregare il dio Tayunin affinché potesse migliorare. Grazie a questo soggiorno Shirobei Akiyama conobbe una vasta quantità di tecniche nuove tipiche dei combattimenti e delle Arti Marziali cinesi. Un giorno, durante un'abbondante nevicata, il medico osservò che il peso della neve aveva spezzato i rami degli alberi più robusti, che erano così rimasti spogli. Lo sguardo gli si posò allora su un albero che al contrario era rimasto intatto: era un salice, dai rami flessibili. Ogni volta che la neve minacciava di spezzarli, questi si flettevano lasciandola cadere e riprendendo subito la primitiva posizione.
Questo fatto impressionò molto il bravo Akiyama il quale, intuendo l'importanza del principio della non resistenza, lo applicò alle tecniche che stava studiando.
Diede così origine ad una delle scuole più antiche di Ju-Jitsu tradizionale, la Yoshin Ryu che tradotta significa infatti : "Scuola dello spirito del salice".